DJI Aeroscope: la soluzione contro gli attacchi coi droni?
Parallelamente alla loro costante diffusione tra la massa come dispositivi per il divertimento e con un range di applicazioni professionali sempre più ampio, i droni purtroppo sono oggetto anche di una tendenza tutt’altro che incoraggiante, dal momento che le statistiche mostrano come siano sempre più di frequente utilizzati per attività illegali, come ad esempio il contrabbando nelle carceri, e addirittura terroristiche, come ad esempio i recenti attacchi avvenuti negli Emirati, senza considerare le notizie, ancora più numerose, che riguardano avvistamenti di droni sospetti come quelli avvenuti di recente sopra gli edifici del Governo e su una centrale nucleare in Svezia.
Ecco perché l’attenzione e i fondi che tanti Paesi destinano alla sicurezza interna e in particolar modo a quella di obiettivi sensibili come nel caso di aeroporti e impianti di produzione energetica (specie centrali nucleari) da anni vengono impiegati nell’acquisto, nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni tecnologiche in grado di mettere al riparo queste zone da eventuali intrusioni e attacchi coi droni: i cosiddetti sistemi anti droni.
Uno dei più popolari di questa categoria è DJI Aeroscope, una piattaforma specializzata nell’identificazione della maggior parte dei droni presenti oggi sul mercato, la cui unità stazionaria è in grado – in condizioni ideali – di monitorare lo spazio aereo in un raggio di 50 km dalla sua posizione, mentre la più compatta unità portatile – pensata per circostanze come eventi e non solo – è in grado di coprire un raggio di 5 km.
Come funziona DJI AeroScope
Grazie alla funzione di Geofencing di DJI Aeroscope è infatti possibile stabilire arbitrariamente intorno all’unità stazionaria delle “zone di avviso” e delle “zone di allarme” virtuali, soggette a differenti tipi di risposta da parte della sicurezza in caso di intrusione di un drone non autorizzato.
Quando uno o più velivoli entrano all’interno di questo perimetro, il sistema DJI AeroScope non svolge solo la funzione del semplice del radar, rilevandone la presenza nello spazio aereo controllato, ma per ognuno di essi, contemporaneamente, rileva l’ID Remoto e i collegamenti tra drone e radiocomando, riuscendo quindi a raccogliere in tempo reale una serie di informazioni aggiuntive tra cui posizione, quota, velocità e direzione del drone, nonché posizione del pilota e numero di serie del drone stesso.
Queste informazioni rendono più semplice valutare la pericolosità della situazione e modulare di conseguenza la risposta, mentre l’ultimo elemento, ossia la posizione del pilota, risulta determinante per indirizzare l’intervento in termini di accertamento e controllo nei confronti del responsabile del volo non autorizzato.
Questi dati possono essere integrati con avanzati sistemi di sicurezza grazie al supporto SDK, e AeroScope supporta l’archiviazione in cloud pubblico, cloud privato e distribuzione locale, prestandosi così anche al monitoraggio fuori sede e alla segregazione dei dati.
DJI AeroScope non è quindi paragonabile ai classici radar, che tra l’altro sono sistemi “attivi” non adatti a tutti gli ambienti per via delle normative da rispettare per non creare interferenze con i sistemi di comunicazione aeronautica, ma è un sistema “passivo” che non crea rumore per altre tecnologie di comunicazione, risultando sia accurato che affidabile per tracciare i droni DJI, che rappresentano circa il 75% della quota di mercato, all’interno di uno spazio aereo.
Ecco spiegato il segreto del successo DJI AeroScope, un sistema scelto da circa il 70% dei penitenziari degli Stati uniti e installato da 3Digital in collaborazione con aziende esperte nel montaggio delle antenne.
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